Ancora su Dattilo

Roberto Beccantini19 marzo 2014

Sono state le schede svizzere ai designatori e agli arbitri, dunque e soprattutto, a cementare la condanna di Luciano Moggi in appello. Con l’etica non si scherza. Mi incuriosivano le motivazioni dei dieci mesi inflitti all’arbitro Antonio Dattilo. Curiosità soddisfatta. I giudici hanno stabilito, sulla base di «comunicazioni silenti» con Moggi (è scritto proprio così), comunicazioni, tra l’altro, successive alla data di Udinese-Brescia 1-2, che la condotta di Dattilo era «turbata» dalla finalità di addurre un problema di formazione all’Udinese, che la domenica successiva avrebbe affrontato la Juventus.

Cosa fa Dattilo per addurre il problema di formazione? Ammonisce tre giocatori dell’Udinese, non diffidati e quindi impiegabili, ed espelle Jankulovski, sempre dell’Udinese, su segnalazione del guardalinee (mai indagato, se non ricordo male). Il fatto che i tre giocatori dell’Udinese non fossero diffidati non incide sulla condotta fraudolenta dell’arbitraggio. Di grazia: cos’è una condotta fraudolenta, allora?

I giudici scrivono inoltre che l’espulsione del «solo» Jankulovski contrasta con la quasi rissa che richiedeva eguale sanzione per altri giocatori: cosa avrebbe dovuto fare il povero Dattilo per non essere «turbato», accontentare Giraudo e «dimezzare» l’Udinese?

E’ scritto ancora che ulteriore prova dell’affiliazione di Dattilo è l’accorata difesa che Moggi ne fa al telefono con Fabio Baldas, al «Processo» di Aldo Biscardi, affinché non venga estromesso dal giro delle partite più importanti e contestualmente possa apportare il suo contributo al sodalizio.

Ricordato che, quella stagione, Dattilo mai arbitrò la Juventus, quali sono le altre partite in cui Dattilo ha apportato il suo contributo al sodalizio? Perché non figurano tra le frodi sportive?

Alla fine della giostra, al netto di associazioni a delinquere finalizzate al reato di pericolo, anche i giudici di secondo grado hanno confermato che di quel campionato non ci sono prove di partite alterate, negando risarcimenti a Brescia, Atalanta e Bologna. Non solo: «Entrando negli aspetti più concreti delle condotte illecite in contestazione, è emerso con chiarezza che, ad esempio, la squadra del Brescia sia stata addirittura avvantaggiata da una attività di turbativa della gara con la squadra dell’Udinese». Voto?

La punizione massima

Roberto Beccantini16 marzo 2014

Parlo in generale: ho paura di questi successi. Sono mani di poker. Collocate tra gli euro-derby con la Fiorentina, le forche caudine di Marassi stavano per rivelarsi fatali non meno delle Termopili per Leonida. D’accordo, il Genoa si giocava la gloria e la Juventus una pratica, semplicemente. Però.

Accerchiata e soverchiata sul ritmo, la squadra di Conte ne è venuta fuori con atroce sofferenza. A parità di tutto, non so come sarebbe finita in Champions. La «provincialità» dell’atteggiamento può essere un limite, mai un’onta. Inoltre, dall’eterna disputa su cosa pesi di più, se il gioco o i giocatori, esce vincitore, per k.o., il partito dei giocatori. Dalle parate di Buffon (su Bertolacci, sul rigore di Calaiò) alla punizione di Pirlo.

Sono mesi che racconto di una Juventus che graffia i risultati al di là di cali allarmanti. Le idi di marzo introducono le sentenze più gravi. Tutto quello che è stato fatto – 75 punti su 84 – ha dell’incredibile. Ha avuto costi pesanti (Champions, Coppa Italia) e altri potrà averne (Europa League, giovedì). Mancava Tevez, non c’era Marchisio, all’ultimo è saltato pure Barzagli. Llorente e Osvaldo erano più in fuori gioco che dentro. Il Genoa di Gasperini sembrava una ciurma di pirati salgariani, letteralmente assatanati. E’ mancato lo stoccatore, non proprio un dettaglio.

La punizione l’ha procurata Quagliarella, che Conte aveva spedito dietro la lavagna (sbagliando, secondo me). Come sbaglia, il mister, ad allontanare in maniera così grossolana il titolo in tasca dall’Europa in bilico.

Chiudo con le scorte e le anti-scorte: 1) i lettori più attenti mi hanno segnalato un contatto da rigore di Lichtsteiner su Bertolacci; 2) il secondo gol annullato a Osvaldo era valido; 3) se era da penalty il braccio di Vidal su cross di Motta e sponda di Bertolacci, lo era anche il braccio di Antonelli. Amen.

Da Tevez a Gomez

Roberto Beccantini14 marzo 2014

Il turnover? L’ha fatto anche Montella, non solo Conte. La traversa di Vidal? Fa il paio con quella di Matos, domenica. Attacchiamoci pure alla forza del destino e al destino delle forze. In Europa, là dove gli avversari osano di più, «questa» Juventus evidentemente non basta. La Juventus che stravince il primo tempo e poi si ritira nei propri appartamenti. La cassa di mezzogiorno. La Signora dei pasti, dei fasti e dei guasti.

Occhio, però, a un’altra chiave di lettura. Conte ha perso Tevez, Montella ha ritrovato Gomez: gran gol, anche se al posto di Buffon non sarei uscito. Il film è stato più o meno identico all’ultimo: primo tempo Juventus (anche se con più Fiorentina), secondo tempo Fiorentina (con zero tiri degli avversari).

Tra campionato ed Europa League, i risultati sono stati: 2-4, 1-0, 1-1. Sempre, la Juventus ha spaccato l’equilibrio e dominato per metà partita. Sempre, ha sofferto il ritorno dei rivali. Dal taccuino: splendida l’azione che ha liberato Vidal al gol; c’era un piede di Marchisio in fuorigioco, ma la terna era olandese, non scherziamo.

Giovedì prossimo, alla Fiorentina, sarà sufficiente lo 0-0: epilogo che, sinceramente, tenderei a escludere (a differenza della qualificazione, oggi più vicina). La staffetta Tevez-Isla riuscì. La girandola Osvaldo-Pogba, meno. Con Borja Valero, il centrocampo fiorentino è tanta roba. Voce dal fondo: che scoperta.

In classifica ballano 27 punti, ma in un paio di notti, soprattutto se Giovinco si spegne dopo una ventina di minuti, e la mira è quella che è, molto può succedere, e abbastanza è successo. Tatticamente, Isla e Asamoah hanno sequestrato le corsie esterne, mentre il torello e il pressing dei viola qualche problema l’hanno creato, come documenta l’incipit del pareggio: palla rubata e via.

Per concludere: tutta la mia solidarietà a Mariella Scirea nella «guerra dei Drughi».